Oggi ho visto questa foto di una pagina di giornale su Twitter
Tutto il contenuto di questa pagina mi ha fatto andare il sangue al cervello. I proprietari dei locali che ci hanno pensato, il giornalista che lo ha scritto, il sindaco di Arbus (VS) che ci ha messo il carico. Tutta gente che lavora e ha uno stipendio, aggiungerei.
Sembra che chi lavora non debba pensare ad altro che a lavorare con passione impegno e serietà, noncuranti della cosa più importante di tutte: la busta paga.
Lo scopo del lavoro, di ogni persona che lavora, è quello di portare a casa dei soldi, in quantità congrua al lavoro che si sta facendo, lo dice in modo molto chiaro persino la Costituzione, Articolo 36
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
Quindi sì, chi lavora pensa a quanto porterà a casa a fine mese, che piaccia o no.
E chi lavora dovrebbe sapere alcune cose importanti.
- Deve firmare un contratto, che disciplina diritti e doveri di chi offre il lavoro e di chi lo accetta. La scuola non lo insegna, questo è MALE.
- Deve fare il lavoro in modo professionale e coscienzioso, anche se il lavoro non piace, perché capita, purtroppo, che in caso di necessità, si debba accettare un lavoro che non piace.
- Che se si viene trattati di merda, beh, è palese che si lavori di merda.
- Che senza i lavoratori, chi offre lavoro e chi ha le aziende, di qualunque tipo, non potrà fare altro che chiudere. I lavoratori servono alle aziende, che ne utilizzano la professionalità, per andare avanti e per “ringraziare” di questo servizio, le aziende pagano.
Detto questo, perché noi lavoratori vogliamo il vil denaro e non la gloria, la visibilità o altre improbabili forme di (non) pagamento? Perché per vivere, in questo mondo, servono i soldi. E anche per togliersi qualche soddisfazione, visto che la vita non è fatta solo di spesa e bollette.
E anche i giovani, quelli sempre additati come fannulloni, vorrebbero avere la loro autonomia data da un lavoro dignitoso e una giusta retribuzione che, con regolare contratto, contribuisce anche a far andare avanti questo Stato, visto che paga le tasse per i servizi che ci vengono erogati (Sanità, sicurezza, scuole, …).
Autonomia non vuol dire condividere una stanza in un alloggio fatiscente con altre 6 persone sconosciute al costo del 70% del proprio stipendio perché di più non si può fare.
Autonomia vuol dire potersi permettere un alloggio, con tutto quello che ne consegue, come affitto/mutuo, bollette, spesa, mobili, lavori e lavoretti, riparazioni e imprevisti, abbonamenti a servizi, qualche pasto fuori.
Vuole anche dire potersi muovere, nel 90% dei casi possedendo un’auto con l’acquisto, bollo, assicurazione, benzina e manutenzione ordinaria e straordinaria. Avere un’auto costa una fucilata e a parte pochissime situazioni, non averla è un problema di mobilità non da poco.
E poi ci sono le spese extra. Da queste spese si valuta la qualità della vita di una persona. Non ci credete? Provate a ricordare delle cose belle che avete fatto negli ultimi anni, magari da quando avete iniziato a lavorare. Tutte le cose belle, anche quelle che sono “uscire da un momento brutto”. Ve ne dico alcune mie.
- Con il mio primo stipendio ho comprato tutti gli album dei Metallica che erano usciti fino al 1996. Li ho ancora tutti.
- Ho comprato la mia prima auto, una Peugeot 206 nuova nel 2000.
- Sono andato con quell’auto e un amico, Alessandro, fino a Stoccolma attraversando mezza Europa e passando da Legoland in Danimarca
- Ho provato a reiscrivermi all’università, dopo 10 anni dal diploma (ma non ce l’ho fatta, ma so che ci ho provato)
- Sono andato 2 volte a NYC, ho visto molte delle capitali europee, ho visto il Laos, la Cambogia, la Mongolia, la Tanzania, il Madagascar
- Ho comprato la mia prima macchina fotografica reflex, galeotta per conoscere poi Valentina, mia moglie
- Abbiamo affittato con Valentina un alloggio e l’abbiamo arredato
- Abbiamo poi comprato un alloggio e l’abbiamo sistemato come piace a noi
- Sono andato dal dentista quando ne ho avuto bisogno
- Ho potuto fare un percorso di terapia con uno psicologo quando ne ho avuto bisogno
Notate che per fare tutte queste cose, che sono svago, passi importanti nella vita di una persona o cose importanti per la salute, c’è un denominatore unico? Esatto, i soldi.
Sembra una cosa banale, ma per vivere servono i soldi, non solo per la minima sussistenza, servono per vivere bene, servono per poter affrontare quelle spese necessarie e servono per fare delle cose belle. Perché se non si sta bene e se non si possono fare le cose belle, la vita fa schifo.
I soldi servono per essere felici, esatto. “I soldi non fanno la felicità” è un’idiozia.
Noi lavoriamo, impegniamo parte della nostra vita, una buona parte, con l’unico scopo di avere i soldi per poterci godere bene il resto della nostra vita, quella vera.
(Ovviamente parlo di chi “lavora per vivere” e non di chi “vive per lavorare”, sono due mentalità diverse e non sto a sindacare, le scelte sono personali)
E non è detto che nella nostra vita lavorativa ce ne freghiamo. A me piace il lavoro che faccio, sono fortunato, lo faccio con passione e con dedizione, ma è “solo” il mio lavoro. La vita è tutto il resto. Ed è giusto che sia così. Nel lavoro ci mettiamo il giusto impegno per sentirci a posto, perché la paga ce la siamo guadagnata, la giusta paga.
Nella mia vita lavorativa ho avuto a che fare con moltissima gente, e vi assicuro che la gente che non ha voglia di lavorare c’è ed è trasversale, a tutte le età, a tutti i livelli, vorrei che la si smettesse di dire che solo i giovani non hanno voglia di lavorare.
Mi piacerebbe iniziare a leggere sui giornali “i giovani non hanno più voglia di lavorare a queste pessime condizioni, vogliono lavorare a condizioni giuste, con i giusti contratti, i giusti stipendi e il giusto ambiente di lavoro”.
E se i “padroni” (quando sento questo termine vorrei fare quello che faccio in The Last Of Us con gli zombie) che trattano male la gente non trovano nessuno e sono costretti a chiudere, va bene, arriveranno altri che si inseriranno in quel posto lasciato vacante e apriranno, assumendo gente con condizioni migliori.
Ragazzi, non accettate lavori pessimi, ne va della vostra salute e del vostro futuro. Chiedete quanto vi pagano, con quale contratto, per quante ore, se è previsto straordinario, come sono gestite le ferie, se ci sono turni festivi e tutto quello che potrebbe impattare sulla vostra vita privata.
Chiedetelo PRIMA di firmare.
Firmate il contratto PRIMA di iniziare.
Leggete il contratto.
Tutti i giorni lavorati devono essere pagati, anche quelli di prova
Tutta l’attrezzatura e i dispositivi di protezione devono essere forniti dall’azienda.
Se qualcosa non è chiaro andate da un consulente del lavoro.
Non accettate lavori in nero, fanno male anche a voi (niente contributi, niente tutele, niente INAIL se vi fate male)
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