L’avvento di quella schifezza di persona in Twitter, unico social che uso (o usavo?) regolarmente, mi ha dato molto da pensare.
Entrare e fare piazza pulita di circa 5000 persone in una settimana fa schifo. Fa schifo per loro, per le famiglie coinvolte, per la copertura assicurativa che non si trovano più dalla sera alla mattina, per il fatto che in un Paese dove se non lavori sei un “reietto” e loro è come se fossero diventati subito tali. Alcuni li ha richiamati, spero che gli abbiano fatto tutti il gesto dell’ombrello. (Bravi)
Ma soprattutto fa schifo perché è una dimostrazione di potere che mi ha messo i brividi. “Ehi, io l’ho comprato, adesso è mio e ci faccio quello che mi pare, ah, voi che sviluppate, e non vi ho ancora cacciati, dovete fare questa cosa entro settimana prossima, se no vi caccio come gli altri” e gli sviluppatori si sono trovati a dormire in ufficio per stare nei tempi (io me ne sarei andato facendo il dito medio).
Qualcun altro dice che le cose fatte bene si fanno lavorando in modo sano
E poi ha stravolto le spunte blu. Prima erano il certificato che l’account che ce l’aveva era una persona pubblica ed era proprio quella persona. Tra un po’ saranno una certificazione che quell’utente è un utente che paga. Cambia TUTTO, in peggio.
Da utente di quel Social Network non non voglio essere coinvolto. Non voglio fare parte di questo scempio.
Mi domando come viva la gente che lavora in Tesla e in SpaceX, farò in modo che i miei soldi non vadano mai verso una delle due aziende, sicuramente non comprando una Tesla, per SpaceX, boh, non credo che dovrò mai lanciare qualcosa nello spazio (lo so che partecipo alle missioni ISS) e sicuramente non farò mai un abbonamento a Starlink.
Potrei passare a Mastodon. Forse. Un account sincronizzato da Twitter ce l’ho dalle prime avvisaglie di acquisto.
Perché su Mastodon è tutto bello (ne ho parlato in una puntata di Pillole di Bit), ma poi ogni istanza ha le sue regole con i suoi capetti che a tali si atteggiano, rendendo le istanze a tratti ridicole. Poi le istanze, essendo basate su un progetto Open Source, sono installate su server di qualcuno che decide con chi federarsi, server che potrebbero crashare, che vanno mantenuti ed aggiornati, tutto questo ha un costo e quel qualcuno ad un certo punto, che tu abbia messo o no dei soldi (eh, sì, mantenere un social costa, che vi credevate?) si rompe le scatole di andare avanti, chiude tutto e tu perdi account, follower, gente e segui e tutti i tuoi contenuti. È già successo. Di tutto questo che non va ne ho parlato in una seconda puntata di Pillole di Bit. Ah, l’admin dell’istanza di Mastodon, per come è fatto il sistema, legge tutti i messaggi diretti, se avevate tanti amici di penna nei DM di Twitter dovete trovarvi un altro posto per chiacchierare.
Allora potresti passare a un servizio di hosting di Mastodon a pagamento, dove ti fai la tua istanza, paghi il servizio, ci metti il tuo account e magari quello di qualche amico per dividervi le spese. Poi scopri che quelli di Masto.host non accettano più utenti perché, eh, sono troppi che scappano da Twitter e non ci stiamo dietro. E se decidono che tra un po’ la cosa non è più sostenibile? Torniamo al punto di prima, tutto perso.
In ultimo puoi farti la tua istanza con una macchina virtuale da qualche parte, con il tuo dominio, la installi e ci metti dentro il tuo utente. Oh, ma ci va tempo, energie e un po’ di soldi, Masto.host, che partiva già da 72$ all’anno più tasse, magari con il tuo server spendi un po’ meno, ma non ci giurerei. E poi ci devi stare dietro, aggiornarla, fare le federazioni e tutte quelle cose che su un social commerciale non devi fare, a Twitter ti iscrivi e lo usi. Mica sono tutti capaci a fare ‘sta roba, saremo l’1% degli utenti a saperci fare un’istanza, forse di meno. E tra quelli capaci, chi ne ha voglia è l’1% dell’1%.
Ma poi le avete viste le app per mobile di Mastodon? Ok, stendiamo un velo pietoso. Chi dice che sono all’altezza di Twitter si è accontentato.
Come ha detto qualcuno, Mastodon è come Linux, questo sarà l’anno di Mastodon nei nostri telefoni (no, non lo sarà). Forse il prossimo (no, neanche il prossimo)
E i social di Mark?
Quali? Quelli con una pubblicità, un post di uno che segui, un post di uno che non segui, una pubblicità, nessun post di quello che segui, ma che l’algoritmo ha deciso che non lo devi vedere più, un post di uno che non segui, ma che forse ti potrebbe piacere, una pubblicità, un post di uno che segui, ehi, ma questo me lo hai già fatto vedere ieri! Questo è Instagram, il social delle fotografie pieno di video.
Intanto, mi spiace moltissimo per gli UNDICIMILA lasciati a casa da Meta, in modo un po’ meno brusco, ma sempre con una mail. Sono comunque tempi molto difficili.
Forse non ho mai usato i social per quello per cui sono fatti: per seguire gli influencer (pensate, in un mondo senza social, sarebbero tutti disoccupati), per trovare lavoro solo perché si hanno tantissimi follower (poi è nato il mercato dei follower), e per divertimento.
Li ho usati solo per tenere i contatti con una cerchia ristretta di persone, per lamentarmi (forse troppo), per informarmi (non ho altri canali di informazione, feed RSSa a parte), per commentare quello che succede (forse anche a sproposito) e per perdere molto tempo.
Non lo nego, ci sono anche cose belle, su Twitter ho conosciuto mia moglie, ho conosciuto amici che ho anche visto, persino in giro per il mondo, ho conosciuto un nuovo gruppo dal quale è partito il percorso per il mio ingresso in Google e ha avuto tanti interessanti sbocchi, ho scoperto e imparato un sacco di cose. È anche grazie ai social che il mio podcast ha un discreto seguito.
Però, forse è giunto il momento di rallentare e di cambiare direzione, ho fatto qualche giorno senza Twitter sul telefono e con la tab chiusa sui browser su tutti i miei PC. Bene, ho scoperto che ero troppo dentro e che mi si è liberato un sacco di tempo.
Non dico che dovremmo fare tutti così, ma forse l’avvento di quell’uomo schifoso potrebbe farci ripensare un attimo alla nostra vita social (no, non sono quel tipo di persona che vi dice che fare della vostra vita, proprio no) e capire se è il caso di fare qualche cambiamento. A me ha dato questo spunto.
Se siete interessati a seguirmi ancora, mi potete trovare soprattutto sui miei canali personali, che chiuderanno solo quando deciderò io di chiuderli o quando smetterò di pagarli:
- Questo blog (oh, è attivo dal 2006!), ci si può iscrivere con un qualunque aggregatore di feed, lo so che è più scomodo dell’app di Twitter.
- Il podcast Pillole di Bit, che esce settimanalmente o nel canale telegram del podcast.
- Il canale Telegram, nuovo nuovo
Su Twitter, in sincrono con Mastodon, credo molto di meno.
Sempre se Twitter sopravvive, s’intende. Perché pare che in meno di due settimane lo scossone sia stato così potente che qualche crepa si è già aperta tra inserzionisti che se ne sono andati, aziende che non vogliono più essere nominate e utenti che non ci vogliono più stare. Non ho mai visto un nuovo direttore o AD entrare a gamba tesa in questo modo in una azienda in così poco tempo. È una mossa da scellerati. Chissà come e se renderà conto dei miliardi che ha speso e che non erano suoi.
Secondo me, Twitter è andato, ormai. Musk ci ha messo due settimane e 47 miliardi di dollari, che non ha tirato fuori dalle sue tasche, perché fa schifo, ma non è scemo.
Lo so che mi perdo buona parte delle mie fonti di informazioni, vorrà dire che mi sistemerò di nuovo per bene i feed RSS, se Twitter deve sparire davvero.
Nota importante, da leggere prima di commentare
Questo è un blog scritto per passione, non fornisco quindi risposte di tipo professionale, se avete bisogno di un aiuto tecnico rivolgetevi ad un professionista di fiducia, non offendetevi se mi astengo dal rispondere. Vi ringrazio per la comprensione.